
Una delle cose che ho sempre invidiato alla vicina Francia della prima metà del ‘900 è la presenza nella letteratura di quel Paese di nomi eccelsi di credenti assurti alle massime vette dello scrivere, in prosa e in poesia, mantenendo fortissima nelle loro opere l'identità, oltre che l'etica, della loro fede religiosa. In Italia, centro della massima autorità cattolica, ciò non è purtroppo accaduto, ma se si scende alle quote medie della memorialistica e del pamphletismo lo stesso periodo storico offre anche da noi una copiosa produzione in cui si delineano storie di persone particolarmente vivaci sul piano intellettuale e dialettico, dei moti dello spirito e delle opere.
Il libro di Giorgio Soffiantini su suo nonno Battista, intitolato: "Un cattolico della prima metà del Novecento: Battista Soffiantini al servizio di una grande idea", uscito alla fine del 2008 e presentato con risposte molto incoraggianti anche al Teatro Salus di Legnago martedì sera 29 settembre 2009, è un bell'esempio del genere. La pubblicazione, un elegante tomo di oltre 550 pagine rilegato e con preziosa sovraccoperta riproducente una foto seppia del protagonista in vesti di pellegrino verso Roma nel 1898, è divisa in due parti e un'appendice, in corrispondenza con lo svolgersi della vita del protagonista, - originario di Somaglia (Milano), classe 1878 - interessante figura di giornalista, sindacalista, propagandista cattolico e fondatore di Leghe Bianche e Casse rurali nel lodigiano sino al 1904, spostatosi poi nella Venezia Giulia e in Istria, per approdare successivamente a Rovigo (1908), stabilendosi - a partire dal 1916 - nella vicina Badia Polesine per guidare la fondazione e lo sviluppo dell'istituto per orfani Caenazzo. Il libro, frutto di un lavoro di ricerca, catalogazione e approfondimento fatto dall'autore - con la preziosa collaborazione, soprattutto nell'apparato delle numerose e utilissime per il lettore, note esplicative della prof. Maria Luigia Galantin - è basato sullo sterminato archivio personale lasciato alla famiglia da Battista Soffiantini alla sua morte, nel 1950, arricchito da citazioni da corrispondenza personale e da articoli d'epoca, con reperti da vari altri archivi e biblioteche. Di tutto questo materiale ciò che probabilmente colpisce di più sono gli ampi stralci di diario personale, asciutto nello stile ma ricco di immagini e descrizioni, che dicono parecchio anche sui primi vent'anni di Battista Soffiantini - compresa la fase di allontanamento dal cattolicesimo e di adesione alle idee socialiste che egli attraversò dopo il suo trasferimento a Milano nel 1895 per fare il tipografo e che lo vide, nel 1898, aderire e partecipare pienamente ai moti del pane, repressi dalle cannonate del generale Bava Beccaris. Una fase questa da cui il giovane rientrò presto, ritornando definitivamente in seno alla fede cattolica - decisione sanzionata con un pellegrinaggio a piedi da Piacenza a Roma per incontrare il Papa. Se, quindi, le prime 145 pagine del libro si leggono con facilità e fanno breccia particolarmente sui lettori giovani, il resto del volume, testimoniando della graduale ascesa alla maturità del protagonista, è tale da soddisfare soprattutto il ricercatore di storia della Chiesa in Italia, data la sicurezza e la lucidità con cui Soffiantini dimostra di sapersi muovere tra un turbine di idee e controidee, personaggi, encicliche e dichiarazioni ufficiali di un tempo vario, complesso e controverso ma appassionante. Il libro nella sua totalità dovrebbe invece piacere senza riserve dall'inizio alla fine al lettore curioso di storia, sia per la citazione e disanima di tanti fatti - molti dei quali accaduti in ambito territoriale vicino al nostro - messi assieme attraverso una robusta cornice narrativa che conferma la sempre più evidente personalità di storico di Giorgio Soffiantini, perfettamente a suo agio anche nella scelta dei brani da riportare nel suo libro: operazione non facile data la grande mole dei materiali disponibili. Giorgio Soffiantini ha quindi ragione di essere soddisfatto del suo lavoro a stampa, così come molto contento si è dimostrato a fine presentazione - alla cui riuscita hanno collaborato l'attore e regista Alessandro Rinaldi, il delegato del Vescovo di Verona Mons. Grandis e quello del Comune di Legnago Ester Bonfante - quando il conteggio dei denari offerti dai richiedenti il suo libro a beneficio della Associazione Familiari Malati di Alzheimer della provincia di Verona ha evidenziato un'entrata di quasi ottocento euro, oltre ai settemila già raccolti in analoghe presentazioni fatte in precedenza.