Sabato 16 febbraio, alle ore 20.45, presso il teatro sociale di Villa Bartolomea va in scena Blues in sedici metropolitano canto notturno di un indovino cieco di Stefano Benni, un adattamento teatrale a cura di Mario Palmieri.
                                                                                                            Poco più di venti anni or sono (correva l’anno 1998) Stefano Benni (tra i più importanti e significativi nonché conosciuti scrittori italiani di oggi) tradusse in versi un fatto drammatico di cronaca avvenuto in una città o metropoli del nord negli anni ottanta (evento per i suoi connotati quasi assimilabile ad una tragedia greca).

Nel cuore della notte, un padre, operaio disoccupato, esce di casa, e attraversa la città come guidato da un presentimento, per raggiungere una sala videogiochi della periferia. Lì c’è suo figlio. Nella sala avviene un regolamento di conti tra un killer e alcuni piccoli spacciatori di droga. Il killer spara all’impazzata, il padre fa scudo col suo corpo al figlio e muore.

“Blues in sedici” è un canto struggente e corale per otto personaggi e sedici quadri  in cui vive tutta la tragica e terribile solitudine delle metropoli, degli alveari infiniti in cui l’uomo contemporaneo si è costretto a vivere; in cui palpita anche l’anelito però insopprimibile alla libertà, alla speranza, alla vita ogni giorno quasi insperatamente ed animalescamente strappata alla morte, al sangue e a quella disperazione che è ogni attimo in agguato nelle interminabili e buie vie dei quartieri dormitorio,nelle torri grigie di cemento delle periferie, nei cuori, nelle menti, nelle anime svuotate e perdute di chi vi abita e faticosamente sopravvive tra solitudini, silenzi e grida.

Otto voci che raccontano la loro rabbia, la speranza, la volontà, il dolore, l’amore,la morte. Otto voci che si fondono in un’unica voce, un unico lamento che parte dalla città, dalla metropoli e che nell’indovino cieco trova  comprensione e drammaticità con il coraggio di non aver paura  delle mille voci della Città stessa e di vivere e credere nella speranza e nell’amore. Otto voci che raccontano la città e che in due tempi scoprono ed esplorano la metropoli. Ma chi sono queste otto voci?   L’indovino cieco, il Padre, la Madre, il Figlio, Lisa, la Città, il Killer, il Teschio;  parlano e dialogano tra loro per ricordare il loro dolore, la loro realtà drammatica, compassionevole. In tale contesto rappresentare oggi, a venti anni dalla sua prima edizione, il testo di Stefano Benni vuol dire essere al centro della riflessione profonda che tutti ci chiama intorno al tema del Mondo Contemporaneo che stiamo costruendo e verso quale modello di Uomo esso ci conduca. I fatti drammatici che coinvolgono la Società di oggi,al di fuori di qualunque limitante confine geografico, impongono il risveglio forte delle nostre coscienze e delle nostre menti spesso troppo assopite e spente oppure adeguate alla massificante comunicazione del sapere del web che tutto appiattisce e livella in nome di un unico Sapere Controllato (“La Città” personaggio centrale del testo di Stefano Benni).