In una sua indimenticabile “lectio magistralis” tenuta all’ONU nell’ottobre 2013 Umberto Eco metteva in guardia contro la perdita di memoria storica. Queste parole mi sono tornate in mente qualche giorno fa, in occasione del 25 aprile. Andando come ogni giorno in edicola mi sono divertito a contare le bandiere tricolori esposte alle finestre : una decina, inclusa la mia, forse il 10% delle abitazioni. Ricordo che anni fa erano molte di più e nessuno disconosceva o sminuiva l’importanza di questa data, senza tema di smentita la pietra miliare della nostra democrazia. Nel mentre, ricevo una telefonata da un amico presente ad una delle tante commemorazioni pubbliche e mi chiede che senso abbia, dopo l’inno di Mameli, suonare il Piave Mormorava e non Bella Ciao, il vero e unico inno della Resistenza. Non so rispondere, o meglio, mi sembra una sovrapposizione di eventi storici che nulla hanno a che fare l’uno con l’altro. Mi viene il dubbio che Bella Ciao, conosciuta e cantata in tutto il mondo anche ai giorni nostri, a qualcuno faccia venire l’orticaria, forse dimentico che all’epoca le Brigate partigiane rappresentavano tutto il futuro arco costituzionale, comuniste, socialiste, cattoliche popolari, azioniste, liberali , nonché differenti confessioni religiose ed etnie. In prossimità di un bar qualcuno commenta con comprensiva benevolenza la bravata di una ventina di idioti che a Milano nei pressi di Piazzale Loreto hanno esposto uno striscione in onore di Benito Mussolini con tanto di saluto romano d’ordinanza; la tentazione sarebbe quella di ricordare a costoro che l’apologia di quel regime per il nostro codice è ancora un reato, ma mi frena la considerazione che sarebbe fiato sprecato e quindi desisto da ogni velleità di replica. Riflettendo, penso che la migliore risposta ai tanti smemorati o a chi rimpiange un passato di eclissi di libertà l’abbia data molti anni fa Vittorio Foa al giornalista nonché senatore neofascista Giorgio Pisanò, che gli diceva: ” Ci siamo combattuti da fronti contrapposti, ognuno con onore, possiamo darci la mano”. Foa gli rispose: ‘E’ vero, abbiamo vinto noi e tu sei potuto diventare senatore, avessi vinto tu io sarei ancora in carcere”.
Andrea Panziera