di Andrea Panziera

    In questa settimana tutti i media hanno avuto a disposizione parecchio materiale per soddisfare la curiosità e la brama di notizie dei propri ascoltatori/lettori. Dalle vicende che hanno coinvolto alcuni membri del CSM con l’appalesarsi dei rapporti pericolosamente opachi fra politica e funzione giudiziaria , dalla ribadita volontà di tutti gli Stati europei, nessuno escluso, di aprire una procedura di infrazione nei confronti dell’Italia per debito eccessivo, per finire al tema forse più criptico per i più, quello dei mini BOT. Su quest’ultimo argomento vorrei brevemente soffermarmi, per fare un po’ di chiarezza e delineare un possibile, spero non probabile, scenario futuro. Nella sostanza, dovrebbero essere nuove passività dello Stato di piccolo o piccolissimo taglio (5, 10, 20, 50 o 100 euro) emesse senza tasso di interesse e senza scadenza. I fautori della proposta affermano che la loro unica funzione sarebbe quella di contribuire a saldare i debiti arretrati della Pubblica Amministrazione verso le imprese ed i privati, con la possibilità del loro eventuale riutilizzo per pagare le tasse. Premesso che il problema dei crediti delle persone fisiche o giuridiche verso la P.A. è questione realmente esistente, anche se negli ultimi anni sono stati fatti concreti passi avanti in senso migliorativo , non si capisce perché introdurre un nuovo strumento che fa aumentare il debito pubblico (è falso affermare il contrario) quando semplicemente basterebbe perfezionare le norme esistenti che consentono di sottrarre dalle imposte dovute da privati e imprese l’ammontare del credito da loro vantato nei confronti dello Stato. Qual’é dunque la ratio che sottostà all’introduzione dei mini BOT?. Se un’impresa creditrice della P.A. venisse saldata con questi titoli, potrebbe monetizzare la somma solo quando e se dovrà pagare le tasse, quindi in un tempo indeterminato, facendosi carico degli eventuali oneri nel periodo di attesa (in primis alla voce interessi). In questa ipotesi l’unico che ci guadagna sarebbe lo Stato. A meno che …. a meno che l’intento non sia quello di introdurre nel circuito economico l’embrione di una moneta parallela (e qui starebbe la motivazione dei tagli di piccolo ammontare) anche se questo passo ci porrebbe immediatamente in rotta di collisione con le regole UE e ci porterebbe inevitabilmente fuori dall’euro, ipotesi questa mai rinnegata dai promotori della proposta.