di Andrea Panziera

Con buona pace di Cicerone, Tacito , Gramsci e di tutti coloro i quali nel corso dei secoli hanno fatto propria questa affermazione non mi sembra che per molti nostri connazionali ciò corrisponda al vero.

Preoccupa e sgomenta la crescita, che pare inarrestabile, di rigurgiti razzisti e antisemiti che pensavamo definitivamente riposti nei cascami della storia più crudele e disumana, della quale anche una parte non trascurabile del nostro popolo si è resa protagonista in negativo. Evidentemente vi è stata sia da parte delle Istituzioni democratiche che dei cittadini che credono nei valori di civile convivenza una presa di coscienza tardiva di quanto stava avvenendo.

Derubricare a livello di goliardate, di manifestazioni tardo nostalgiche prive di reale significato sociale, adunate sempre più numerose e minacciose promosse da schiere di negazionisti ed estimatori del nazi-fascismo, xenofobi, razzisti ed odiatori full time, ha generato in questi individui la convinzione di essere, grazie a padrini politici palesi e non, immuni da qualsiasi possibile conseguenza giudiziaria, di vivere in una condizione di franchigia rispetto a leggi che pure esistono e dovrebbero perseguire questi comportamenti.

Definire “zecca”, ergo succhiatrice di sangue, una signora di quasi 90 anni che è sopravvissuta al campo di concentramento dove sono morti tutti i suoi familiari non è azione tollerabile in una società che abbia un minimo di cultura della memoria e di rispetto per la vita degli esseri umani. Inneggiare ai forni crematori, alle camere a gas, postare sui social l’immagine di una saponetta con la marca “Segre” non può essere considerata solo la manifestazione verbale di una accozzaglia di imbecilli seriali, una patologia degenerativa delle più elementari facoltà mentali; la libertà di espressione, per essere garantita come tale, deve avere un limite invalicabile nel rispetto della dignità umana, dei diritti del prossimo e del suo credo religioso.

Ipocrita ed in mala fede chi, di fronte ad un linguaggio violento (giudeo di m ….., bisogna bonificare i locali frequentati da meretrici nigeriane, affondiamo i barconi, si deve fermarli anche con una seconda Shoah, ecc.) minimizza o parla di rudezza verbale un po’ sopra le righe. Allo stesso modo, vanno smascherate e messe all’indice quelle prese di posizione pretestuose di chi, in nome di una “par condicio” dell’orrore, nega pochi euro a quegli studenti che vogliono visitare i luoghi dove è stato perpetrato l’Olocausto o si trincera dietro presunte strumentalizzazioni politiche se si vogliono riportare sotto i riflettori della pubblica opinione, in primo luogo dei giovani, i temi del razzismo, dell’antisemitismo e dell’intolleranza.

E’ vero, i crimini dei Paesi comunisti furono non meno esecrabili di quelli nazisti e fascisti; la visita ad un Gulag sovietico sarebbe parimenti istruttiva di quella ad un campo di concentramento. Se coloro i quali argomentano in tal senso vogliono dare conseguenza alla loro proposta potrebbero semplicemente chiedere l’autorizzazione a chi oggi è il dominus di quei territori: avrebbero anche il vantaggio di un comune sentire “sovranista” ma al momento, inspiegabilmente (?), non risulta siano state avanzate richieste in proposito.