Vent’anni fa moriva uno dei leader politici italiani più discussi del Novecento: Craxi. Così, Hammamet riflette su uno spaccato scottante della nostra storia recente

a cura di Roberto Tirapelle

Hammamet riflette su uno spaccato scottante della nostra storia recente. Sono passati vent’anni dalla morte di uno dei leader più discussi del Novecento italiano, e il suo nome, che una volta riempiva le cronache, è chiuso oggi in un silenzio assordante. Fa paura, scava dentro memorie oscure, viene rimosso senza appello. Basato su testimonianze reali, il film non vuole essere una cronaca fedele né un pamphlet militante. L’immaginazione può tradire i fatti “realmente accaduti”, ma non la verità. La narrazione ha l’andamento di un thriller e si sviluppa su tre caratteri principali: il re caduto, la figlia che lotta per lui, e un terzo personaggio, un ragazzo misterioso, che si introduce nel loro mondo e cerca di scardinarlo dall’interno

Estratti da una conversazione tra Gianni Amelio e Gian Luca Pisacane

Perché un film su Craxi?

Hammamet non è un film “su Craxi, anche se è lui il protagonista e il motore del racconto, che comunque si concentra più sull’uomo che sul politico. Sono partito da una proposta del produttore, che voleva un film su Cavour e sul suo legame con la figlia. Allora mi si è accesa la classica lampadina: perché non portare la storia un secolo più avanti, perché non parlare di qualcosa più vicino ai giorni nostri, una vicenda ancora calda, non “sanata”? Così mi è venuto in mente Craxi.

Da quello che sapevo, sua figlia gli è stata accanto nella buona e nella cattiva sorte. Non volevo fare una biografia né il resoconto esaltante o travagliato di un partito. Meno che mai un film che desse ragione o torto a qualcuno. Volevo, come penso sia compito del cinema, rappresentare comportamenti, stati d’animo, impulsi, giusti o sbagliati che fossero, cercando l’evidenza e l’emozione. Ho provato ad avvicinarmi ai personaggi quel tanto che permettesse non a me, ma allo spettatore, di giudicarli. Se avessi voluto fare un film in gloria di Craxi, magari mi sarei concentrato sulla notte di Sigonella, non sulla sua caduta. Ho scelto di metterlo a confronto, nei suoi ultimi mesi di vita, con una figlia appassionata e decisa, che ho chiamato Anita, come Anita Garibaldi.  

In Hammamet il nome Craxi non si sente mai

Perché non è necessario. È talmente evidente che stiamo parlando di lui che non serve nominarlo. La somiglianza è totale e in parte il film l’ho girato a casa sua.

Che cosa ha significato girare Hammamet proprio nei “luoghi dell’azione”?

Chi vuole denigrare il film a tutti i costi qui trova pane per i suoi denti. Si può immaginare che abbia lavorato sotto dettatura, con la famiglia Craxi e tutto quello che resta del partito socialista attorno alla macchina da presa, a suggerirmi le inquadrature, le battute… Questo è ridicolo solo a pensarlo. Mi hanno lasciato la villa come se fosse un set già pronto, con un custode che ci apriva il portone ogni mattina. Se avessi potuto, avrei scelto un altro posto, per evitare ogni preconcetto. Ho setacciato tutta la Tunisia e mi sono accorto che non esiste un’abitazione con quelle caratteristiche. Non è una reggia di rappresentanza, per le vacanze e le feste; è una residenza molto sobria, lontanissima dal mare, immersa negli uliveti, un buen retiro in un Paese al quale Craxi era legato da tempo.

Le ragioni di questo legame le lascio agli storici. Quando si parlava di “esilio” o “latitanza”, si aveva insieme ragione e torto. Negli ultimi tempi Craxi ha avuto due condanne passate in giudicato, ma non penso che lo si potesse definire un “latitante”. Tutti conoscevano il suo domicilio, tutti sapevano dove trovarlo, non bisognava dargli la caccia. Non sono mai andati a prenderlo perché non conveniva a nessuno. In Tunisia non c’era l’estradizione. Spettava a lui decidere se consegnarsi o no alla giustizia. Sono problemi che il film pone, ma non deve per forza fornire le risposte.

Com’è stato lavorare con Pierfrancesco Favino?

C’è in giro una battuta divertente: “Amelio ci ha preso in giro, ha fatto recitare Craxi spacciandolo per Favino”. Favino è stato eroico. Ogni mattina sopportava cinque ore di trucco e ne servivano altre due per ridargli la sua faccia. Ma lui è andato oltre, da quell’immenso attore che è. Ha fatto un lavoro mimetico sui gesti, sulla voce, sullo sguardo. Mi piace ripetere che il suo talento è una sorta di malattia, da cui spero non guarisca mai. Abbiamo utilizzato una tecnica di trucco all’avanguardia, già sperimentata in Inghilterra. Penso che sia la prima volta che la usiamo in Italia. Serviva una personificazione totale e dovevamo scacciare lo spettro della “somiglianza” e basta. Per questo film io volevo Favino, nessun altro. E l’ho aspettato sei mesi.  

Scheda tecnica:

regia GIANNI AMELIO
soggetto GIANNI AMELIO
sceneggiatura 
GIANNI AMELIO
ALBERTO TARAGLIO
fotografia LUAN AMELIO UJKAJ
musica NICOLA PIOVANI
montaggio SIMONA PAGGI
scenografia GIANCARLO BASILI
arredamento ANDREA CASTORINA
costumi MAURIZIO MILLENOTTI
collaboratore alla regia 
EDOARDO PETTI                
prosthetic make-up designer   
ANDREA LEANZA
suono EMANUELE CICCONI
montaggio del suono 
DOMENICO GRANATA
casting 
FRANCESCA POLIC GRECO 
organizzatore generale 
DANIELE BELLUCCI
produttore esecutivo
ROBERTO MANNI

prodotto da PEPITO PRODUZIONI
con RAI CINEMA
in associazione con
MINERVA PICTURES GROUP
in associazione con   
EVOLUTION PEOPLE
ai sensi della normativa sul tax credit
in collaborazione con 
SBH

MIBACT

distribuzione 
01 DISTRIBUTION
distribuzione internazionale 
MINERVA PICTURES GROUP        

nazionalità ITALIANA
durata film 126’ 
anno di produzione 2019

CAST ARTISTICO:
PIERFRANCESCO FAVINO
LIVIA ROSSI
LUCA FILIPPI
SILVIA COHEN
ALBERTO PARADOSSI
FEDERICO BERGAMASCHI
ROBERTO DE FRANCESCO
ADOLFO MARGIOTTA
MASSIMO OLCESE 
con
OMERO ANTONUTTI 
con 
GIUSEPPE CEDERNA 
e con
RENATO CARPENTIERI
e la partecipazione straordinaria di
CLAUDIA GERINI 

Gianni Amelio

Nato in Calabria. Dopo aver studiato filosofia, si è trasferito a Roma, dove ha iniziato a lavorare come aiuto regista. Ha esordito nella regia cinematografica nel 1982, dopo una lunga attività televisiva. È vincitore di numerosi premi internazionali, tra i quali tre premi EFA per il miglior film europeo, un Leone d’oro,  e una candidatura agli Oscar. Filmografia essenziale  

Si ringrazia ufficio stampa Viviana Ronzitti