Chi era Thomas Robert Malthus? Perché il suo pensiero risulta attuale in questi tempi tribolati? Un dubbio mi assale e non riesco a togliermelo dalla testa

Di: Andrea Panziera

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Thomas Robert Malthus: chi era costui? Stiamo parlando di un economista della scuola classica inglese vissuto a cavallo fra il 700 e l’800, quindi più o meno un contemporaneo di Adam Smith e David Ricardo. Accademico divenuto per scelta pastore anglicano, scrisse su svariati temi di economia. Trattò ad esempio la natura e il progresso della rendita, la misura del valore, l’analisi della moneta e le cause delle depressioni economiche, a suo parere causate da un eccesso dell’offerta rispetto alla domanda. In realtà, Malthus deve la sua fama soprattutto al Saggio sul Principio di Popolazione, la cui versione definitiva fu pubblicata nel 1803.

Seconda domanda: perché occuparsi del pensiero di Malthus nella situazione attuale? E in che senso i riflessi e le naturali implicazioni delle sue tesi assumono una valenza enorme e potrebbero spiegare molti accadimenti di questi tempi tribolati?

La risposta, per quanto disarmante possa sembrare, è a mio avviso molto semplice e di difficile confutazione. Esso costituisce a tutti gli effetti la base teorica inconfessabile – ma reale – su cui si fonda in alcuni Paesi la strategia di (non) intervento nei confronti del dilagare ormai senza controllo dell’epidemia di Coronavirus. Ma procediamo con ordine.

Sviluppo demografico e mezzi di sussistenza come geometria e aritmetica

Nel Saggio, Malthus individua la principale causa della diffusione della miseria nel fatto che la popolazione tende a incrementarsi più rapidamente dei mezzi di sussistenza. In particolare, mentre il numero degli abitanti aumenta in progressione geometrica, i mezzi di sussistenza crescono in progressione aritmetica; quindi, non sono sufficienti a sfamare tutte le persone.

Lo sviluppo demografico può tuttavia essere ritardato da vari fattori come guerre, epidemie, carestie o da freni preventivi come la restrizione morale. Quest’ultima, a cui Malthus esorta tutti gli uomini, ma soprattutto i poveri, consiste in una limitazione volontaria delle nascite mediante la rinuncia al matrimonio e l’astinenza sessuale. Egli propone quindi di adottare ogni misura atta a scoraggiare la natalità e di abolire qualsiasi forma di sostegno a favore delle classi più povere. Questo perché la carità e ogni altro trasferimento di risorse verso le famiglie o le fasce sociali meno abbienti costituisce un incentivo all’incremento della popolazione.

In conclusione, dopo aver sostenuto la tesi della tendenza irreversibile e naturale all’aumento del divario tra la crescita demografica e quella dei beni necessari per la sussistenza, Malthus diviene convinto propugnatore di una società in cui va abolita qualsiasi forma di sostegno economico per i più deboli. Una società nella quale ogni singolo individuo deve essere libero, arbitro delle sue scelte e privo di assistenza pubblica e finanche di solidarietà. In questo modo, come in una sorta di estremizzazione della Legge di Natura, a prevalere sono i più forti, a soccombere i più deboli.

Il Coronavirus nel mondo

Prima di scrivere questo articolo ho dato un’occhiata alle ultimissime statistiche sull’andamento del Covid19 nel mondo. Negli Usa, secondo la John Hopkins University, i casi di coronavirus sono oltre 5 milioni. Il numero dei morti ha superato da giorni i 160.000 e di questo passo la quota di 200.000 verrà raggiunta entro poco più di un mese. La situazione del Brasile, se possibile, appare ancora peggiore. Il Paese è fuori controllo, con oltre 100.000 decessi ufficiali e più di 3 milioni di contagiati. Altri Stati dell’America Latina, ma non solo lì, non sembrano messi molto meglio. A livello globale ci avviamo a passi rapidi verso i 20 milioni di infettati e i deceduti, da qui all’ autunno, potrebbero sfiorare il milione.

In questo disastro sanitario di dimensioni bibliche e planetarie che pare senza fine, continuano le sterili o fuorvianti polemiche politiche sulla gestione della pandemia. Gli scienziati, da molti governanti prima mal tollerati o peggio dileggiati, trattati spesso alla stregua di Cassandre portatrici di sventure, avevano avvisato dei rischi cui saremmo andati incontro nel caso di una sottovalutazione della pandemia. Ora che lo scenario peggiore rischia di avverarsi si cerca di correre ai ripari, ma è un po’ come chiudere la stalla dopo che i buoi sono fuggiti.

Certo non vanno molto meglio le cose da un punto di vista economico. Il fatto che molti Mercati finanziari attualmente siano su livelli che in qualche caso rappresentano i massimi assoluti di sempre significa solo che pochi, pochissimi in realtà, hanno tratto ulteriore giovamento dalla crisi. D’altro canto, però, la massa della popolazione si è impoverita. E poi – non dimentichiamolo mai – nel passato spesso abbiamo toccato con mano che l’irrazionalità dei listini di Borsa dispone di risorse a volte incommensurabili.

A pensar male…

A questo punto, come avrebbe detto un noto politico ormai scomparso da qualche anno, più volte Presidente del Consiglio e conosciuto per l’arguzia fulminante delle sue battute, a pensar male si fa peccato, ma non si sbaglia. Ho come la sensazione che in molte parti del mondo qualcuno, magari non tanto i capi-bastone che in molti casi non brillano per particolari e profonde conoscenze storiche, letterarie e culturali, ma “la Corte dei Consigliori” di cui si circondano, composta da personaggi a cui un sentimento come la pietas risulta particolarmente indigesto, conosca bene la lezione maltusiana e abbia deciso di passare, in modo ovviamente non manifesto, ma operativamente quanto mai efficace, alla sua sperimentazione pratica, magari confondendo un po’ le acque con qualche estemporanea misura assistenziale.

Sicuramente sono in errore, così come può essere del tutto casuale che le fasce sociali maggiormente colpite dal Coronavirus siano quelle meno appetibili dal punto di vista politico/elettorale; ciononostante, il tarlo del dubbio proprio non riesco a togliermelo dalla testa.