È scomparso il Maestro sudcoreano Kim Ki-Duk, premiato nei maggiori Festival del cinema, da Venezia a Berlino a Cannes

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 “L’odio di cui parlo non è rivolto specificatamente contro nessuno, è quella sensazione che provo quando vivo la mia vita e vedo cose che non riesco a capire. Per questo faccio film: tentare di comprendere l’incomprensibile”.

– Kim Ki-Duk

Regista, sceneggiatore, produttore e montatore, il Maestro sudcoreano Kim Ki-Duk è stato più amato dalla critica che dal pubblico. Grande talento, benchè controverso, provocatorio, dotato di doti figurative e di narrazione, ha colpito un certo immaginario che non si dimenticherà per il presente e il futuro.

Venezia

Premiato con il Leone d’Oro e il Leone d’Argento alla Mostra del Cinema di Venezia, era stato presente in più occasioni al Lido, a partire dall’edizione del 2000 con Seom (L’isola), che, in concorso alla 57esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, aveva rappresentato la sua consacrazione internazionale. Nel 2012, la giuria presieduta dal regista statunitense Michael Mann gli aveva attribuito il Leone d’Oro per il film Pietà.

Kim Ki-duk aveva partecipato al Concorso al Lido anche nel 2001 con Indirizzo sconosciuto (Suchwiin bulmyeong) e, nel 2004, con Ferro 3 – La casa vuota (Bin-jip), con cui ottenne il Leone d’Argento – Premio speciale per la regia. Era stato inoltre selezionato Fuori Concorso nel 2013 con Moebius e nella sezione Cinema nel giardino del 2016 con Il prigioniero coreano (Geumul).  Nel 2014, il suo One on One (Ildaeil) era stato il film d’apertura delle Giornate degli autori.

Berlino e Cannes

Nel 2004, con La Samaritana vinse l’Orso d’argento al Festival di Berlino. Poi, nel 2011, vinse con Arirang Un Certain Regard al Festival di Cannes.