Si intitola “La balena e la Luna” il primo album della band italiana Hydra, uscito su tutte le piattaforme digitali l’11 dicembre e già acquistabile su iTunes e su Spotify

Di: Arianna Mantoan e Samuela Piccoli

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L’11 dicembre 2020, l’etichetta discografica ARTIS Records ha lanciato il primo album della band italiana Hydra: La balena e la Luna. In origine cinque, come le teste della famigerata bestia mitologica da cui il gruppo prende il nome, ora i membri sono rimasti in quattro: Franco Piona alla chitarra, Gianmaria Bassi alla voce, Alberto Begnoni alla batteria e Gianpaolo Begnoni a tastiere, programmazione e missaggio.

Formatasi negli anni Novanta, la band è sempre rimasta fedele alle proprie radici, che affondano nel progressive rock (in gergo tecnico, “prog”) e rendono ciascun brano del disco una vera e propria esperienza uditiva a sé stante. Complice di tale “aspetto individualista” è stato senz’altro il fatto che ciascun componente del gruppo abbia dovuto, a causa delle circostanze create dal lockdown, gestire in maniera autonoma la propria parte musicale, condividendola poi di volta in volta con gli altri membri. È da questo assemblaggio a otto mani che nasce La balena e la Luna: un concept album melodioso che invita gli ascoltatori a seguire il ritmo irrefrenabile ed eterno della vita.

Il gruppo ci ha concesso un’intervista in esclusiva per raccontarci la propria storia e spiegare cosa ci si debba aspettare dall’ascolto de La balena e la Luna. Per ascoltare l’album, clicca qui.

L’intervista agli Hydra

Com’è nata la band?

Franco: “Eravamo già amici negli anni Ottanta: io e Gianmaria eravamo compagni di banco alle elementari; Gianpaolo, invece, è il fratello di Alberto. La band è nata quando eravamo ancora alle superiori. Ci divertivamo a scrivere canzoni in inglese. In quel periodo era possibile, perché i giovani non erano così attenti alla pronuncia e alla correttezza della lingua. Oggi sarebbe diverso. Poi, per quasi quarant’anni non abbiamo più suonato insieme. Durante il lockdown, ci siamo risentiti con la voglia di creare qualcosa, soprattutto per noi stessi e per i nostri amici. Diciamo che l’album è nato per gioco: le giornate confinati in casa erano lunghe e avevamo un tempo ‘infinito’ da dedicare alla nostra passione”.

Da dove avete preso lo spunto per il nome della band?

Franco: “Il nome ‘Hydra’ è nato da un’ispirazione del momento, perché al liceo eravamo affascinati dalla mitologia greca. In realtà, all’inizio facevamo parte di gruppi diversi; solo successivamente ci siamo uniti e abbiamo iniziato a suonare assieme. Un unico corpo con tante teste, proprio come l’Hydra. In un primo periodo, il gruppo era formato da cinque membri; poi, un membro ha deciso di lasciare e siamo rimasti in quattro”.

Chi scrive i brani e chi si occupa della parte strettamente musicale?

Gianmaria: “Il disco è nato in pieno lockdown, riprendendo in mano i brani che avevo scritto negli anni del liceo in un inglese un po’ maccheronico con l’aiuto di Franco. I testi attuali in italiano non sono l’esatta traduzione dei vecchi testi in inglese, ma sono stati presi come spunto iniziale e riscritti allo scopo di trasmettere un messaggio più profondo, dovuto alle esperienze e alla maturità acquisita in tanti anni. Le singole parti musicali, poi, sono state create individualmente e, in seguito, mixate da Gianpaolo, che possiamo definire il ‘gestore delle idee’, colui che riesce a unire perfettamente le sue composizioni a quelle degli altri, creando un prodotto finito ben amalgamato”.

Franco: “È stato un lavoro a otto mani. Gianmaria si occupa anche dei testi ed è la voce della band. Ognuno ha registrato e arrangiato la propria parte nello studio di casa. È stato veramente illuminante: se ci fossimo trovati tutti insieme a suonare in una sala di registrazione, avremmo realizzato un arrangiamento fatto di comune accordo. Il fatto di essere divisi, invece, ha fatto sì che ognuno di noi prendesse spunto dalla creazione degli altri. Il risultato finale è stato interessante e originale, molto più di quello che ci saremmo aspettati se avessimo suonato insieme fin dall’inizio”.

Alberto: “Ci siamo accorti che i brani stavano venendo particolarmente bene, tanto da pensare di auto-produrre i nostri pezzi… per poi ritrovarci a essere prodotti da una casa discografica importante per il ‘prog’ quale la ARTIS Records. Abbiamo lavorato quasi ininterrottamente per quattro mesi, dovevamo entrare nel mood giusto per creare. Per alcune canzoni è stato facile, per altre ci abbiamo messo un po’ di più. In ogni caso, ogni brano è stato registrato in tre o quattro giorni. L’album è musicalmente ricco e presenta diversi stili, legati anche ai nostri gusti personali. Volevamo che il lavoro avesse un filo logico dal punto di vista sonoro”.

Quali ispirazioni seguite per comporre i vostri brani?

Gianmaria: “Il nostro genere è ispirato al rock progressivo sia italiano che inglese degli anni Ottanta-Novanta, con influenze di artisti quali Enrico Ruggeri, Eugenio Finardi, il Banco del Mutuo Soccorso, i Pink Floyd, i Genesis e molti altri”.

Franco: “Penso che un musicista sia la somma delle sue influenze”.

Quale sarà il vostro prossimo passo come band dopo il primo album?

Alberto: “Il progetto, come ha detto precedentemente Franco, è nato per gioco, ma, visti i risultati, ha tutta l’aria di poter diventare qualcosa di continuativo. Il fatto che la casa discografica ci abbia inserito nel suo catalogo insieme ad altri nomi di artisti importanti e conosciuti ci ha fornito una buona dose di entusiasmo, che, probabilmente, si convertirà in un nuovo lavoro”.

Quando uscirà La balena e la Luna e qual è il suo messaggio?

Franco: “L’album è uscito digitalmente l’11 dicembre 2020, ma la copia fisica sarà disponibile nei negozi dal 23 dicembre 2020”.

Gianmaria: “Le canzoni sono state scritte quando avevamo 17 anni e avevano un filo conduttore: le esperienze che nella vita prima o poi viviamo. Il Nauta solitario parla di un viaggio figurato con l’astronave. Il nauta è alla ricerca di un mondo nuovo, diverso. La balena in copertina, frutto del fantastico lavoro di un nostro amico, è uno tra i mammiferi più antichi e vuole indicare proprio la ricerca di una condizione di vita migliore. La nostra esistenza, infatti, si basa su questo desiderio di rinnovamento continuo. Migliorare noi stessi per poter raggiungere l’infinito. La vita è una “danza infinita”: dobbiamo seguire il suo ritmo. E certamente non resteremo delusi”.