La musicoterapia ha permesso alla musica di guadagnare una nuova funzione: non è solo diletto, ma anche strumento per l’inserimento sociale

Di: Giovanni Pasquali

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Col passare degli anni, abbiamo capito che la musica non è solo un prodotto commerciale che soddisfa le masse e porta un guadagno nelle tasche di chi la realizza. La musica è molto di più. Fin dall’antichità è stata valorizzata perché in grado di trasmettere quelle emozioni e significati che avrebbero trovato senso solo in un contesto musicale.

La musica, infatti, permette la realizzazione dei pensieri più intimi, che si dimostrano così realistici. Si è molto contenti quando sono ripresi da un artista per un suo lavoro: ci si convince che, in fondo, non sono solo il frutto di una sciocca fantasia.

Quando si avvia la propria playlist, si entra in un mondo estraneo a terzi (amici e genitori). Gli amici possono occupare questo spazio in due modi: se condividono una canzone che piace anche a noi, da un lato, oppure quando ne viene riprodotta una in gruppo per “creare atmosfera”. Al contrario, i genitori difficilmente entrano in contatto con la musica dei figli. Il caso più semplice – e comune – si ha quando vengono poste a quest’ultimi innumerevoli domande, non accorgendosi che indossano le cuffiette.

L’influsso della cultura musicale

Lo psicologo britannico John Sloboda ha affermato che la musica può essere giudicata positivamente o negativamente a seconda di ciò che essa trasmette e in base alla propria cultura musicale.

La competenza musicale di una persona non necessariamente proviene da laboratori musicali e/o da conservatori. Essa è la testimonianza del contatto che ha avuto e che ha con la musica, è il risultato del suo impegno quando ascolta qualcosa di nuovo o addirittura inedito, che non appartiene al suo genere musicale preferito.

Non è facile però concentrarsi durante l’ascolto. Sembra strano porre attenzione in quel momento che dovrebbe essere, invece, di relax. E altrettanto difficile è acquisire pienamente il senso di una traccia e comprendere le motivazioni alla base della sua realizzazione. Per questo c’è un escamotage: la sensibilità.

La musica rende sensibili

La sensibilità può essere innata o acquisita. Essa rende unici i momenti in cui si vuole staccare dal resto e dedicare del tempo a se stessi. Molti trovano rilassante la sensazione di vuoto che li circonda poco prima dell’inizio di una canzone. La scelta è fondamentale: ci si affida alla traccia che più si addice a quel momento; il seguito verrà passivamente accettato.

La sensibilità non si concentra solo su ciò che si prova nel presente: riaffiora anche il passato. I suoni riprodotti hanno appunto la capacità di far rivivere momenti della propria vita, sia nella loro piacevolezza sia nella loro traumaticità.

La Musicoterapia e l’ISO

Questo “tornare indietro”, inteso come una regressione, costituisce una delle principali caratteristiche della musicoterapia.

“La musicoterapia è una modalità di approccio alla persona che utilizza la musica o il suono come strumento di comunicazione non-verbale, per intervenire a livello educativo, riabilitativo o terapeutico”.

Le mani parlanti, cooperativa sociale ONLUS, “Musicoterapia”

“La musicoterapia consente di avere uno spazio totalmente libero in cui esprimere tutto ciò che abbiamo dentro, ma soprattutto il bisogno di essere accolto, compreso e accompagnato dall’altro verso qualche obiettivo”.

Psicologia24, “Cos’è la musicoterapia e perché la musica ci fa bene?

La terapia vanta un gran numero di associazioni, situate in tutta Italia. Gli scopi sono: garantire l’inserimento di soggetti affetti da condizioni patologiche o parafisiologiche debilitanti; facilitare e favorire la condivisione delle sensazioni, poiché da soli non ne sarebbero in grado.

La musicoterapia è un tipo di arteterapia. Si basa sulla possibilità di far esprimere artisticamente i pensieri, i trascorsi e le emozioni ad essi legate. Importante, in questo senso, è il concetto di identità sonora (ISO), coniato dal musicista Rolando Omar Benenzon. Secondo Benenzon, l’ISO si colloca nell’inconscio e si incrementa gradualmente grazie ai vissuti.

L’ISO racchiude tutte le conoscenze, le competenze e le origini sonore che caratterizzano ogni singolo individuo, differenziandolo dagli altri sin dalla nascita.

I tipi di ISO

Esistono cinque tipologie di ISO: universale, che appartiene a tutti gli esseri umani, senza badare al contesto storico, culturale e sociale; gestaltico, che si distacca dall’ISO universale, soffermandosi sull’individuo singolo; culturale, proprio della comunità in cui un bambino è inserito; complementare, l’insieme di piccole modifiche, attuate ogni giorno, sotto l’effetto di circostanze ambientali; gruppale, che si collega al contesto sociale e all’identità del gruppo nel quale ci si trova a operare.

Citazione del filosofo Friedrich Nietzsche (Canale Telegram di Rai Cultura)

Considerazioni dilettevoli

La musica insegna quotidianamente che non si è soli e che si condivide un interesse con molti altri utenti. È bene sfruttare anche solo qualche minuto a disposizione per ascoltare una canzone. Questo garantisce un approccio diverso nei confronti della giornata. Tra le mani si ha un grande ruolo: scegliere come affrontarla, con che atteggiamento. Tutto attraverso il semplice ascolto di una o più tracce reperibili sul proprio cellulare. Il risultato? Un fervido mutamento emozionale che si noterà ai propri occhi e agli occhi di chi ci sta attorno.