Oggi, 22 febbraio, si ricorda quando, nel 1997, venne annunciata la nascita della pecora Dolly, il risultato di un processo di clonazione

Di: Giovanni Pasquali

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Sono passati 24 anni da quando Dolly, la pecora famosa per essere stata clonata, è nata. In realtà, non è venuta al mondo esattamente il 22 febbraio del 1997; in quella data fu solo annunciato l’esito degli studi e del metodo utilizzato per arrivare a lei. La sua vera e propria nascita, di fatto, risale al 5 luglio del 1996.

Ian Wilmut
Cr. ph. Royal Society

A capo del lavoro vi era Sir Ian Wilmut, assieme ai colleghi del Roslin Institute (Scozia), finanziati dalla società di biotecnologie PPL Therapeutics.
Il nome “Dolly” rappresentò un omaggio alla cantante country Dolly Parton. Gli scienziati annunciarono la nascita solo l’anno successivo per attendere l’effettiva pubblicazione e convalida dei risultati. Una volta divulgata, la notizia guadagnò molta attenzione sui media, passando dalla TV a importanti riviste scientifiche.

La vita di Dolly

Come tutti gli animali clonati, anche Dolly deriva da una provetta. Successivamente, subì uno sviluppo tale che portò al trasferimento dell’embrione in una madre surrogata, la quale aveva sei anni.

Tuttavia, questa non fu l’unico esemplare a concretizzare una precedente – sola – utopia. Dolly ha avuto “tre madri”: la prima ha fornito il nucleo di una cellula non germinale (quindi, il DNA, la vera pecora clonata); la seconda ha fornito l’ovulo; la terza, infine, ha rappresentato la madre surrogata.

Si decise per la facoltà di Dolly di riprodursi, per consentirle una vita normale. Tenuto conto della scelta, si guardò a un piccolo ariete gallese di montagna come suo compagno. La coppia ebbe con successo sei agnelli: il primogenito, Bonny, nacque nella primavera del 1998; seguirono due gemelli l’anno successivo e altri tre l’anno dopo ancora.

Gli ostacoli, però, non mancarono. Nel 1999, un ricerca pubblicata su “Nature” avanzò la diagnosi di invecchiamento precoce, a causa dei ridotti telomeri delle sue cellule. L’ipotesi più plausibile additava la madre come causa dei problemi. La speculazioni portarono a concludere che Dolly avesse geneticamente già sei anni alla nascita.

Le prime segnalazioni di invecchiamento risalgono a quando Dolly aveva cinque anni. Sviluppò, inoltre, una forma potenzialmente debilitante di artrite, molto insolita alla sua età. Ciò funse da sostegno dell’ipotesi diagnostica. Dolly venne soppressa, dopo quasi sette anni, per le condizioni aggravate nelle quali verteva.

I problemi etici

La clonazione ha lasciato l’immaginario fantascientifico, diventando altresì un’opzione per salvare le specie rare dall’estinzione. La sua dignità, come metodo, sta nel rappresentare una risorsa tra le più ricche, volte al beneficio collettivo.

Non vi sono esenti da critiche o giudizi radicati attorno all’indegnità degli esperimenti. A detta dei più, si parla di un cattivo espediente per giustificare la possibilità di rendere migliore la vita futura. Per alcuni viene difficile – se non impossibile – trovare aspetti positivi in qualcosa che, per appartenere al novero delle attività artificiali, “da laboratorio”, mima e imita quanto avviene di più mero in natura.