A partire dal 4 marzo, circa 5000 membri dell’élite politica cinese si raduneranno a Pechino per le cosiddette “due sessioni”

Di: Lorenzo Bossola

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A partire dal 4 e dal 5 marzo 2021, a Pechino, circa 5000 membri dell’élite politica cinese, tra cui il presidente Xi Jinping, si raduneranno per il più importante evento politico cinese: le “due sessioni” o, meglio, “liǎnghuì, 两会”.

L’evento è costituito dalle annuali sessioni plenarie della “Conferenza Politica Consultiva del Popolo Cinese” e della “Assemblea Nazionale del Popolo”, rispettivamente la massima istituzione consultiva e la massima istituzione statale e unico organo legislativo.

Questo significa che, oltre al parlamento, spesso utilizzato come semplice “timbro” da apporre sopra alle leggi e alle policy del partito comunista centrale, saranno presenti professionisti e membri di quella che in occidente si definisce “società civile”. Aumenteranno al seguito sia le proposte e le visioni sui vari argomenti sia la base di consenso per ciò che è già stato deciso in altre sedi.

L’evento diventa quindi una vetrina, uno strumento pubblicitario per divulgare i successi nella lotta alla pandemia e per delineare il futuro della Cina sia dal punto di vista economico e ideologico.

Le “due sessioni” 2021

Le “due sessioni” 2021 e gli eventi annessi si terranno circa 10 mesi dopo l’ultimo evento, rinviato a maggio 2020 a causa dell’emergenza sanitaria. Nonostante la vittoria nella “guerra del popolo al coronavirus”, come affermato da Xi Jinping a settembre scorso, le misure cautelari saranno ancora elevate. Innanzitutto, l’evento durerà una sola settimana, contro le circa due degli anni scorsi; poi, gli incontri saranno prevalentemente online e solamente i giornalisti con base a Pechino potranno partecipare; infine, dovranno sottoporsi a test anti Covid-19 entro 48 ore dall’inizio delle sessioni i diplomatici esteri, i quali passeranno la notte del 3 marzo in quarantena.

Il 2021 è un anno importante, in quanto centenario del partito comunista, fondato il 23 luglio 1921. Sarà presentato il report del premier Li Keqiang sul lavoro svolto dal governo, che dovrebbe delineare i dettagli del 14° piano quinquennale. Non bisogna poi scordare la fine della presidenza Trump negli Stati Uniti, che fa sognare a Pechino la possibilità di instaurare relazioni migliori. Questo, benché il presidente neo-eletto Biden si aspetti “una competizione estrema” tra i due colossi. Con tutta probabilità, in ultima istanza, verrà svelato il piano strategico a lungo termine per il 2035. Facciamo riferimento a “visione 2035” (2035年远景目标), fondamentale per il futuro della Cina e per Xi Jinping stesso.

Lo sguardo al passato

Nel 2020, le prestazioni economiche sono state ragguardevoli, tenendo conto di tutte le insidie che la pandemia ha comportato. Aveva fatto scalpore la decisione di non porsi obiettivi economici di crescita per il 2020; del resto, per favorire gli sforzi nel contenimento del virus, si riteneva improbabile un raggiungimento dei suddetti. Ciononostante, la Cina è stato l’unico stato a crescere. Molti analisti si aspettano anche per quest’anno un tralascio dei target economici.

Un altro successo del 2020 e di Xi Jinping in persona è stata l’eliminazione della povertà assoluta, come da suo programma. Negli ultimi otto anni circa, 100 milioni di persone sono uscite da una condizione di estrema indigenza. Tutti questi successi economici daranno ulteriore credito alla leadership del partito comunista.

Il piano quinquennale e il piano “visione 2035”

Il 14° piano quinquennale presentato a ottobre 2020 e il piano “visione 2035” esemplificano l’ambizione concreta e programmatica di diventare una vera superpotenza. Entro il 2025, la Cina dovrebbe diventare una nazione ad alto reddito; entro il 2035, il volume economico raddoppierà, superando gli Stati Uniti. Per utilizzare una terminologia comunista, “[la Cina] fondamentalmente realizzerà la modernizzazione socialista”.

Posti i traguardi, è ora tempo di costruire la strada da percorrere. Pechino intende convertire la propria economia manifatturiera a basso valore aggiunto in produzione hi-tech, appoggiandosi sull’espansione della domanda interna e ai propri colossi tecnologici (Tencent, Huawei, Baidu, Xiaomi su tutti).

L’ex vicepresidente della Scuola di Partito del Partito Comunista Li Junru ha affermato che il piano quinquennale deve essere interpretato come parte del piano più ampio di 15 anni. Nel 2018, Xi Jinping aveva rimosso il limite costituzionale di due termini di presidenza, mirando al permesso di stare al potere a vita. Quindi, questo piano quindicennale sarà il suo ultimo e più importante atto per imprimere per sempre il suo nome nella storia delle Cina.

Al di là di Mao

Nel 2035, incidentalmente, Xi Jinping avrà 82/83 anni – a seconda del calendario usato per calcolare l’età -, la stessa età alla morte di Mao Zedong nel 1976. È evidente che i prossimi tre lustri rappresenteranno la cartina tornasole, il banco di prova e al tempo stesso l’eredità di Xi Jinping e del suo mandato. Se sarà in grado di stare al potere, di modernizzare il paese, di far fronte ai problemi ambientali e sanitari, di gestire a livello interno e internazionale gli affari Taiwan, Hong Kong, Xinjiang e Mar cinese meridionale, e sarà abile nelle relazioni diplomatiche con l’occidente, allora il suo status di leader del partito comunista sarà pari o superiore a quello di Mao stesso.

Ecco spiegato il motivo che ci spinge a ritenere le “due sessioni” di quest’anno una possibile svolta nella storia a breve e a lungo termine della Cina. Esse forniranno ulteriori dettagli sulle modalità, spesso poco trasparenti, per far fronte alle sfide e a raggiungere gli ambiziosi – ma programmati – obiettivi.