Citata per danni la pallavolista Lara Lugli. Alla firma del contratto non avrebbe dichiarato la volontà di avere dei figli

Di: Sofiasole Scotti

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Qualche giorno fa, Lara Lugli, 41 anni, ha ricevuto una citazione in giudizio: le è stato chiesto di risarcire i danni alla società sportiva Volley Maniago Pordenone per essere rimasta incinta.

La pallavolista, originaria di Carpi, ha scelto l’8 marzo per raccontare con un lungo post su Facebook la sua storia. Lara giocava per la Volley Pordenone nel campionato 2018/2019 quando è rimasta incinta. All’inizio di marzo, l’atleta ha comunicato alla società la gravidanza e il contratto è stato interrotto. Il mese successivo, Lugli ha perso il bambino in seguito a un aborto spontaneo e, anche in questo caso, ha riferito l’accaduto al club sportivo.

I problemi sono iniziati quando lo stipendio di febbraio, mese per il quale aveva prestato attività senza riserve, ha tardato ad arrivare. Dopo plurime richieste di pagamento senza riscontro, l’atleta ha deciso di procedere per vie legali con un’ingiunzione.

Qualche giorno fa, le è stato recapitato un atto di citazione con cui la Volley Maniago Pordenone si è opposta all’ingiunzione di pagamento. L’atto in questione è stato pubblicato da Lara insieme al lungo post di denuncia, così da mostrare le accuse a lei mosse.

Ad ora, la società attribuisce all’atleta la colpa di non aver dichiarato, al momento della stipula del contratto, la volontà di rimanere incinta. Inoltre, ritiene sproporzionata la somma con cui Lugli è stata ingaggiata, tanto da considerarla responsabile del fallimento della squadra nelle partite successive al suo ritiro. In ultimo, nella citazione della Volley Maniago Pordenone si legge: “La sig.ra Lugli avrebbe potuto rientrare e completare gli ultimi due mesi di campionato anche dalla panchina“.

Lara Lugli non resta in silenzio

“Ammeto che alla lettura di quanto orridamente scritto, tra l’altro da un’avvocatessa, sia stata pervasa da un profondo senso di sdegno e volgare incazzatura”

Lara Lugli

In risposta alle accuse, Lugli precisa che nell’atto di citazione, sebbene si contesti l’ammontare eccessivo dell’ingaggio, la sua presenza nella squadra viene considerata indispensabile alla vittoria. Dunque, i due aspetti appaiono tra loro contrastanti. Inoltre, l’atleta ribadisce che non sarebbe stato possibile per lei rientrare in campionato a causa della precedente interruzione del contratto. Nonostante questo, nessuno le ha fatto richiesta di tornare.

Tutto ciò spinge Lara a domandarsi se, per adempiere ai vincoli contrattuali, si debbano necessariamente calpestare i diritti delle donne, il senso etico e la moralità. Quale donna a quale età dovrebbe iniziare a programmare di avere un figlio? Più in generale, è possibile, nel 2021, negare a una donna la libertà di scegliere “cosa fare di se stessa” e nei tempi che preferisce?

Lara ha deciso di pubblicare la sua verità su Facebook cosicché questa triste vicenda non si trasformi in un precedente. La pallavolista ha scelto di parlare in nome di tutte le atlete che in futuro si troveranno in una situazione simile. Vuole chiarire, in breve, che la gravidanza non può essere considerata un danno risarcibile per nessuno.

La denuncia di Lugli ha scosso tutti

In molti hanno dimostrato solidarietà a Lara Lugli, dal mondo sportivo a quello della politica. Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, ha telefonato personalmente per esprimere il suo rammarico. Tra le più alte cariche dello Stato, anche la presidente del Senato, Maria Elisabetta Casellati, ha postato sui social un forte messaggio di vicinanza.

“Invocare la condanna della pallavolista Lara Lugli perché in maternità è una violenza contro le donne”

Maria Elisabetta Casellati

L’Assist (Associazione Nazionale Atlete) ha deciso di informare con una lettera il presidente del Consiglio Mario Draghi. Anche Giuseppe Manfredi, neoeletto presidente della Fipav, ha espresso l’ intenzione di lavorare per la tutela della maternità. E oltre a figure di alto rango istituzionale, secondo quanto dichiarato da Lugli stessa, sono state in molte le atlete a contattarla complimentandosi con lei per non aver taciuto la vicenda. Tra queste, spicca Tania Cagnotto.

Rimane la speranza che la storia di Lara Lugli funga da motore per un rinnovamento della legislazione sportiva verso una maggiore tutela dei diritti fondamentali delle donne.