Venti coltellate “giustificate” con la DAD: l’intervista alla madre dell’aggressore di Marta Novello travisata da diverse testate

Di: Sofiasole Scotti

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Qualche giorno fa, la madre dell’aggressore di Marta Novello ha rilasciato un’intervista al “Corriere della Sera”, in cui descriveva il figlio 15enne. Menzionare la DAD e le restrizioni dovute all’emergenza Covid è bastato per dare il via a titoloni clamorosi, con cui si è lasciato intendere che, mossa dall’amore materno, la donna “giustificasse” il comportamento del figlio.

La storia di Marta Novello è oggetto di cronaca ormai da diversi giorni. La 26enne è stata accoltellata a Mogliano, in provincia di Treviso, mentre faceva jogging. Gli inquirenti presumono si sia trattato di una rapina finita male. A far parlare, però, sono le parole della madre dell’aggressore, travisate per lasciare spazio a titoli “acchiappa lettori”.

Nell’intervista, la madre del 15enne ha più volte dimostrato di comprendere la gravità del comportamento di suo figlio. Lo scambio con il giornalista termina in modo chiaro e inequivocabile. Lui afferma non ci possa essere una giustificazione al gesto commesso dal ragazzo e la donna risponde:

“Non lo è affatto. Ma cerchi di capirmi: sto cercando un senso a tutto questo dolore.”

Dunque, perché sono apparsi titoli che fanno pensare al contrario? Il clamore ha forse preso il posto della verità? Molti degli articoli pubblicati in questi giorni farebbero pensare di sì.

L’intervista

L’intervista non avrebbe dovuto lasciare spazio a equivoci. La donna, rispondendo alle domande del giornalista, ha raccontato di essere la madre single di quello che, apparentemente, era un “normale” ragazzo di 15 anni, con molti amici e una squadra di calcio con cui si allenava. Non si sarebbe mai aspettata di dover affrontare una situazione simile e trovarsi ad essere la madre di un ragazzo arrestato per rapina aggravata e tentato omicidio.

Niente di strano, insomma. Del resto, quale madre pensa che il proprio figlio possa commettere un simile atto di violenza? Probabilmente, nessuna.

Tuttavia, preso atto dell’accaduto, non c’è giustificazione che tenga; e nemmeno l’amore di una madre può negare l’errore di un figlio. La donna, infatti, consapevole della gravità dei reati commessi dal ragazzo, ha spiegato di non poterlo in alcun modo giustificare, ma di volere comunque comprendere cosa abbia spinto suo figlio, un ragazzo sorridente e felice, come lo hanno descritto gli amici e i compagni di squadra, ad arrivare a tanto.

“A scuola va bene?”

La risposta a una sola domanda è diventata il focus di tutti i titoli che hanno riportato la notizia dell’intervista della madre dell’aggressore di Marta Novello. Il giornalista: “A scuola va bene?”, e segue la risposta di una madre che cerca di capire cosa fosse cambiato nel figlio.

Frequenta il secondo anno dell’istituto alberghiero. All’inizio aveva buoni voti, poi è cominciata la Didattica a distanza e lì è cambiato. Negli ultimi tempi aveva grosse difficoltà a seguire le lezioni: non sopportava l’idea di dover restare chiuso in casa, quasi si sentisse in gabbia. E da quando la squadra di calcio in cui gioca ha sospeso gli allenamenti, la situazione è peggiorata. È come se, in mezzo a tutte queste restrizioni, non riuscisse a trovare un suo equilibrio”

Non si legge un tentativo di giustificare il comportamento del ragazzo con gli effetti che la DAD avrebbe avuto su di lui. Non è mai stato dichiarato che fosse un ragazzo violento. Soprattutto, la madre non ha collegato i reati commessi con l’andamento scolastico del figlio.

Eppure, molti dei titoli in merito all’intervista hanno decontestualizzato le parole della donna, con dei virgolettati slacciati dal contesto a cui si riferivano realmente. “Mio figlio è cambiato dopo la DAD”, “Il lockdown l’ha cambiato”, fino ad arrivare a “Mio figlio era diventato violento”: queste le parole che sono state attribuite alla madre del 15enne.

Il messaggio dei giornali sul caso Novello: un comportamento giustificabile

I titoli pubblicati e i giornalisti hanno messo il clamore di fronte alla verità delle parole di una madre. Il messaggio veicolato fa pensare che sia possibile giustificare venti coltellate con gli effetti della didattica a distanza e delle restrizioni. Ma a giustificare il ragazzo sono gli articoli, non sua madre.

La DAD è argomento di discussione sociale e politica da tempo. Si lamentano i ragazzi, i genitori e anche gli insegnanti. La distanza non aiuta nella comunicazione, non serve dirlo, in particolare se si deve apprendere e non soltanto ascoltare. Allo stesso modo, è difficile per chiunque affrontare le restrizioni e i limiti imposti dall’emergenza sanitaria. Tutti, non solo gli adolescenti, hanno la sensazione di essere chiusi in gabbia.

Il compito dei giornali era quello di non far passare una risposta, data in merito alle difficoltà scolastiche dell’attuale periodo storico, come una giustificazione a un tentato omicidio. Si sono serviti, invece, dell’Ipotesi del mondo giusto, un meccanismo psicologico secondo cui il mondo sarebbe governato da una giustizia immanente e gli eventi si presenterebbero agli individui in base a ciò che essi meritano. Una sorta di scusante, insomma, che fa sembrare il carnefice di questa vicenda una vittima della DAD e la vera vittima un “danno collaterale” ben poco rilevante.

La madre del 15enne non ha descritto una difficoltà circoscritta e sentita solo dal figlio, ma una realtà che colpisce diverse persone; ciononostante, la frustrazione e il disagio sociale che il distanziamento e le restrizioni comportano non possono attenuare le colpe di un atto di violenza.