L’odierno Lampi News rende omaggio a Gino Strada, un modello di vita e di forti valori a cui ispirarsi nei momenti di difficoltà

Di: Andrea Panziera

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Penso che ognuno di noi abbia dei modelli, degli esempi di riferimento, a cui ispirarsi nei momenti in cui bisogna prendere decisioni importanti che magari ci pongono di fronte a scelte non più differibili, spesso dolorose. Quelle, per intenderci, che possono cambiare la nostra vita, lavorativa ma non solo.

Negli ultimi 25 anni Gino Strada per me è stato uno di questi esempi, un modello di vita e di valori forti che costantemente ho tenuto presente nei momenti più complicati, nei quali effettivamente la posta in gioco era non soltanto lo status presente, ma soprattutto la direzione del mio futuro.

L’ho incrociato di sfuggita in una sola occasione verso la metà degli anni ’90, poco dopo la fondazione di Emergency, e da allora non ho mai smesso di seguire la sua narrazione. Ho letto con grande piacere e meraviglia dei suoi interventi sul campo, che lui avrebbe definito di normale routine ma che a volte avevano del miracoloso. Un uomo di pace , nel senso che la auspicava ardentemente, ma che non poteva tacere di fronte a qualsiasi forma di ingiustizia.

Una cosa che sicuramente lui avrebbe deprecato è la “laude post mortem” intrisa di vieto e peloso moralismo; il suo era uno spirito di servizio profondamente laico , una sorta di indignazione operosa a favore di chi soffre e più in generale degli ultimi di ogni razza e colore. I traumatizzati nei conflitti bellici erano soltanto persone sofferenti da curare e sul lettino dell’ospedale tutte le bandiere dovevano essere ammainate. Prima veniva l’umanità con la sua debolezza fisica e poi i distinguo politici ed ideologici.

Altri ricorderanno i milioni di pazienti presi in carico dagli ospedali di Emergency sparsi in ogni angolo del pianeta e magari qualcuno azzarderà pronostici sulla difficoltà e possibilità di continuare il suo lavoro. Mi sia consentito di non avere alcun dubbio: tutto andrà avanti come prima.

Gino ha seminato bene ed i collegamenti da Kabul con la sua struttura effettuati in questi giorni testimoniano della volontà dei medici presenti di non fermarsi neanche di fronte all’avanzata talebana. Così come è avvenuto in tutti i conflitti precedenti. Un atto di fede ? Niente affatto. In queste ore la figlia Cecilia è in navigazione, non come crocerista ma impegnata in una delle tante opere di salvataggio in mare come, precisa lei, “le hanno insegnato la madre ed il padre”.

Un ultimo ricordo più leggero: Gino era, come me, un appassionato tifoso interista e credo abbia provato la mia stessa gioia qualche mese fa. Che la terra ti sia lieve.