Nel corso del Festival 2020 dell’Arena di Verona, la Fondazione ha proposto nel cast una nuova generazione di artisti. Enea Scala: “Nel Gianni Schicchi doppio debutto per me, sia nel ruolo che nel teatro”

Servizio di: Roberto Tirapelle

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Sembra proprio che lo spettacolo del 21 agosto scorso all’Arena di Verona “Puccini Gianni Schicchi” (programma) sia stato un bellissimo bacino per proporre degli artisti già in carriera, ma che del talento giovane e fresco facciano l’uso più serio per un proficua continuità operistica. Dopo Lavinia Bini, che abbiamo intervistato nel servizio precedente, anche Enea Scala, tenore ragusano, è un artista di questo genere. Nel Gianni Schicchi ci ha proposto un Rinuccio dalla ricca vocalità, che ha stimolato la nostra attenzione tanto da porgli alcune domande.

L’intervista a Enea Scala

Maestro, lei è molto legato al repertorio rossiniano. Ci racconta come è nata questa sua vocazione per il compositore pesarese?

“Quando ho cominciato la mia carriera, non avrei mai puntato su Rossini. L’inizio dei miei studi musicali è stato con Mozart, Bellini. Rossini non l’ho considerato perché non avevo una coloratura naturale. Quindi, quando mi è stato proposto per la prima volta di cantare Rossini con L’italiana in Algeri, attraverso il circuito dell’AsLiCo, dissi che non era possibile. Mi spinsero a studiare il ruolo di Lindoro e alla fine mi sono convinto che potevo affrontare il personaggio. Da lì cominciò un “Barbiere”, una “Cenerentola” e, passo dopo passo, feci mio il repertorio rossiniano.

Dopo abbandonai le composizioni leggere per passare a quelle serie. Intendiamoci, alla base del Rossini serio c’è quello buffo; però, quando si parla del tenore, tra i due aspetti c’è una assoluta continuità. Ed eventualmente il focus diverso sta nella centro della vocalità. Se vogliamo, il Rossini buffo a colorature diverse”.

C’è stato qualche maestro/insegnate che ha insistito affinchè si orientasse su Rossini?

“Sì, il mio maestro mi ha spinto, ma la persona determinante è stato Alberto Zedda, che mi ha proposto di fare subito opere come Armida, La donna del lago, Ermione. Tutta la parte seria di Rossini è arrivata con la collaborazione del Maestro Zedda”.

A proposito di Ermione, mi risulta sia un’opera difficile.

“Sì, veramente difficile. Ha una notevole potenza drammatica, è la classica tragedia greca in musica”.

Ha cantato anche nel Guillaume Tell. È un opera che considera un punto di arrivo per un cantante rossiniano, oltre a essere un’opera in francese?

“Il Guglielmo Tell è un’opera che considero un punto di approdo, più che di arrivo. È un approdo perché poi si prosegue con l’opera seria francese. A quell’epoca siamo in pieno romanticismo, vicinissimi a un Verdi, a un Mayerbeer, un lirico drammatico e romantico. Con Arnold [nda, Arnold Melchtal, congiurato svizzero, personaggio del Guglielmo Tell], ruolo che è difficile sia per la tessitura sia per l’intensità del personaggio, il pathos delle arie, cabaletta, mi avvicino a caratteri che sono presenti ne Gli Ugonotti e altro repertorio francese, che prossimamente mi accingerò a cantare”.

Adesso sta affrontando il Roberto Devereux alla Fenice di Venezia?

“Però qui siamo in un altro mondo, con una tessitura romantica, ma meno spavalda in acuto e più ancorata al lirismo puro, con qualche piccolo eccesso eroico”.

Enea Scala in “Gianni Schicchi”, cr. ph. Ennevi
Mi sembra che le piaccia il repertorio francese

“Sì, molto. Ho cantato Hoffman [nda, I racconti di Hoffmann] a Bruxelles. Opera pazzesca in cinque atti, personaggio con molte sfaccettature psicologiche e vocali, completo”.

Da Rossini al belcanto, Donizetti, Bellini: È un salto di vocalità non indifferente?

“Tutto è molto collegato. Se Mozart non fosse esistito, non ci sarebbe stato Rossini; se non ci fosse stato Rossini, non ci sarebbe stato Donizetti. Il mio passaggio da Rossini a Donizetti, Bellini, è stato molto naturale. Le prime opere che ho cantato di Donizetti sono state quelle meno seriose, ad esempio il Don Pasquale e L’elisir. Dopo L’elisir ho cantato la Caterina Cornaro, che prelude al primo Verdi. La vocalità di Caterina è quella delle regine donizettiane. Anzi, l’aria del tenore è molto lunga e difficile”.

Anche Caterina Cornaro è opera poco frequentata?

“La storia è interessante. È una regina di Venezia, sepolta a Venezia, ma la trama è difficile per i registi da mettere in scena. E bisogna trovare un cast all’altezza. Spero di riportarla in teatro perché ha una musica stupenda”.

La proponga alla Fenice per uno spettacolo in Palazzo Ducale o in Piazza San Marco.

“Sarebbe perfetto. Ho cantato anche tutte le regine e sono molto contento. Ho fatto anche Bellini con Sonnambula e sto preparando Norma“.

“Roberto Devereux”, cr. ph. Teatro La Fenice
Quante recite rossiniane ha fatto?

“Non le ho mai contate. Probabilmente 25 titoli e forse 150 recite o anche di più”.

Maestro, ha già affrontato spazi all’aperto, come Macerata, ma il suo esordio in Arena come lo ha vissuto?

“A Macerata ho cantato l’anno scorso, nel Rigoletto. All’inizio ho avuto molto paura: certi colori si perdono, certe espressività. Certamente è una emozione molto grande. Quest’anno l’ho ripetuta all’Arena di Verona. Sono molto contento di questo esordio, una esperienza intensissima. Quattro giorni di prove serrate e poi siamo andati in scena con un Gianni Schicchi che a sua volta è un’opera difficile. Doppio debutto per me, sia nel ruolo sia per il teatro. L’emozione è stata pazzesca”.

Che opera le piacerebbe cantare in Arena?

“Con la mia vocalità potrei aspirare a cantare in Arena un Rigoletto“.

Anche il cast di Gianni Schicchi è stato molto azzeccato?

“Tutti assolutamente professionali, non si poteva chiedere di meglio”.

Sono venuto a conoscenza di una iniziativa che ha organizzato a Pozzallo, sua città natale. È una idea meritevole di attenzione. Può parlarcene?

“È la seconda edizione di un Gala operistico nato nel 2019 ed è nato perché Pozzallo è diventato un centro di solidarietà per i migranti. Dal punto di vista umanitario, la mia città, come posto marittimo, non lascia morire nessuno in mare. Ho voluto portare alla ribalta questo concetto di città marittima che si trova di fronte al Mediterraneo e sensibilizzare l’opinione pubblica su questa tematica che mi è molto cara. Il Ministero dell’Interno ci ha molto sostenuto quest’anno, finanziando il progetto per intero. Con la presenza di artisti molto importanti”.

“Il mio sogno in futuro è quello di far nascere un piccolo festival operistico, anche breve, ma strutturato. “Pozzallo l’opera nel mondo”. E magari far nascere attività parallele come un concorso lirico di giovani voci ,con una commissione di persone illustri che magari potrebbero venire perché li conosco. Un piccolo polo operistico estivo a Pozzallo”

Cr. ph. Massimo Assenza

“Finora l’iniziativa è stata fatta solo col pianoforte e cantanti. Quest’anno è stata programmata per il 9 agosto scorso e l’abbiamo collocata nell’area portuale di Pozzallo perché simbolicamente il porto presenta il confine tra UE e il mediterraneo. Abbiamo avuto anche la presenza di ragazzi nigeriani che sono venuti a studiare in Sicilia. Anzi, uno di questi ha studiato a Palermo al conservatorio e ha vinto un concorso a Sanremo e lo abbiamo avuto ospite. Quindi, operiamo anche per l’integrazione di persone esterne che possano entrare nel mondo della musica e della cultura”.

Enea Scala debutta al Teatro Filarmonico di Verona nel 2009 in Turandot di Puccini e torna per interpretare Sir Edgardo di Ravenswood in Lucia di Lammermoor, opera inaugurale della Stagione Lirica 2020. Fa il suo debutto all’Arena di Verona nel 2020 come Rinuccio nella prima esecuzione areniana di Gianni Schicchi di Puccini, in forma semiscenica.

Si ringrazia Ufficio Stampa Fondazione Arena e @Idea-comms