Beatrice Mautino, nota su Instagram come Divagatrice e su Facebook per la pagina “La ceretta di Occam”, ci racconta la cosmesi attraverso la scienza

Di: Chiara Tomasella

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Shampoo, creme e business dei cosmetici: vi siete mai chiesti quanto di scientifico ci sia dietro il marketing che influenza le nostre preferenze d’acquisto? Beatrice Mautino, biotecnologa e dottorata in neuroscienze, risponde a questa e altre domande, sia attraverso i social che tramite gli eventi dal vivo.

Il suo canale YouTube conta attualmente 14 video, ma (un po’ come nel caso di Luca Perri), cercando il suo nome sulla piattaforma si possono trovare e ascoltare molti suoi interventi come ospite: nel salotto di Montemagno, al Cicap Fest del 2018 oppure a Giovedì Scienza, dove racconta una parte di ciò che ha scritto all’interno del libro Il trucco c’è e si vede, edito da Chiarelettere nella collana Reverse.

Di seguito, approfondiamo di che cosa si tratta.

QUALCHE MITO DA SFATARE

Siamo abituati a pensare che un prodotto con una confezione lussuosa abbia un’efficacia di molto superiore a quella dei suoi tranquilli colleghi, commercializzati in piccole scatoline anonime. A volte, però, la loro qualità è paragonabile, se non addirittura migliore nel caso dei normali prodotti del supermercato. Il marchio, dopotutto, è uno status symbol: ha un valore psicologico, d’immagine, che non ha a che fare con le proprietà terapeutiche del Prodotto Tal Dei Tali.

In Europa, per altro, qualsiasi sostanza sia in grado di produrre effettivamente dei cambiamenti radicali e permanenti nell’organismo umano è categorizzata come farmaco. La cosmesi, al contrario, è confinata nell’ambito dell’estetica, dell’igiene, della protezione di una parte del corpo (capelli, unghie, pelle). Anche la modifica permanente di un inestetismo non è cosmesi ma medicina (per esempio, chirurgia estetica).

Il caso della crema spagnola da 5€ con gli stessi ingredienti di una crema di profumeria venduta a 80€
LO SCIENTIFICHESE E LA PUBBLICITÀ

Il lessico, si sa, è importante in ogni disciplina. Per il grande pubblico, più un termine è specifico e settoriale più contribuisce ad ammantare ciò a cui si riferisce di un’aura particolare, criptica e affascinante. Le etichette dei prodotti possono utilizzare questa forza comunicativa in positivo, vantando proprietà come “il rispetto del mantello idrolipidico dell’epidermide”, oppure in negativo, puntando l’attenzione del consumatore sull’assenza di una determinata sostanza poco gradita.

Capita spesso, inoltre, che il potere evocativo di un aggettivo sia affiancato senza consequenzialità alla descrizione di un prodotto, magari estremamente semplice, ma seguito nelle reclamizzazioni da un sirventese di apposizioni e appellativi accattivanti.

Sempre facendo riferimento ai cosmetici, per esempio, è improprio l’utilizzo di parole come “ecologico” o “biologico”, che hanno un senso e una precisa regolamentazione nel settore alimentare ma non per altri comparti merceologici, almeno per ora. Anche “naturale” è nella top ten degli aggettivi abusati, pur non avendo un significato determinato se inserito nell’etichetta di un prodotto che arriva al consumatore tramite un processo di sintesi, raffinamento, addizione di conservanti e via dicendo.

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BEATRICE MAUTINO, IN SINTESI

Beatrice è in grado di spiegare questi e altri fatti in maniera sintetica, chiara e diretta, spesso con l’aiuto di alcuni simpaticissimi pupazzi a forma di cheratinociti, DNA, neuroni o… Charles Darwin, che con un po’ di affetto e un po’ di ironia accompagnano lo spettatore nella spiegazione.

Molto importante è anche la sua etica professionale: dovendo mantenere l’imparzialità, non accetta collaborazioni commerciali e non consiglia prodotti specifici, per non cadere in alcun conflitto d’interesse.

Il consiglio conclusivo, questa volta, è la lettura di un suo libro: La scienza nascosta dei cosmetici, un approfondimento sulle tematiche appena accennate in quest’articolo.