Clubhouse, applicazione scelta inizialmente solo da investitori americani, è un fenomeno che sta prendendo piede – anzi, voce – anche in Italia

Di: Giovanni Pasquali

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Può succedere che un social network acquisisca più popolarità, a discapito della concorrenza. In quel caso, riceve inevitabilmente l’etichetta di “nuovo Facebook”, considerato il boom e i numeri da questo conseguiti sin dalla sua pubblicazione. Nessun’altra applicazione, però, si è mai realmente avvicinata ai risultati ottenuti dai social targati Mark Zuckerberg.

L’ultimo caso è quello di Clubhouse, app scelta – all’inizio – prevalentemente dai grandi investitori americani, ma ormai conosciuta da moltissimi utenti. Clubhouse è l’unica creazione di Alpha Exploration, una società che, stando al profilo Linkedin del suo co-fondatore, Paul Davison, è nata solo nel febbraio 2020. Tre mesi dopo, un investimento da 12 milioni di dollari l’ha valutata a circa 100 milioni.

Al momento, si può accedere a Clubhouse solo tramite iPhone, dall’App Store, non essendo ancora disponibile la versione per Android.

Clubhouse: di cosa si tratta?

Siamo di fronte a un fenomeno che sta rapidamente prendendo piede – anzi, voce – anche in Italia. L’unico strumento a disposizione è non a caso la propria voce, senza possibilità di aggiungere emoticon o mandarsi compulsivamente messaggi.

Le regole dell’applicazione sono semplici: si entra nelle room su invito, “bussando”, per ascoltare discussioni su argomenti molto vasti (ad esempio, gossip, sport, economia, politica). Si “bussa” per poter interagire direttamente, poi ci si allontana (leave quietly) in attesa di una nuova stanza, per dialogare in una stanza privata o per creare un vero e proprio “club”.

Tuttavia, si consideri che gli ambienti chiusi rappresentano, generalmente, due facce della stessa medaglia: da una parte, la privacy austera; dall’altra, la possibilità di interfacciarsi con possibili contenuti violenti, razzisti, sessisti

Icona attuale di Clubhouse.
Cr. ph. Digitalic

I messaggi, tutti criptati, si dissolvono nel momento in cui la stanza si chiude. Ma c’è una eccezione: nel caso di violazioni segnalate, gli audio vengono trattenuti per accertarne la natura. 

Inoltre, l’app non consente agli utenti di conservare e archiviare le conversazioni, non permettendo dunque di dimostrare controversie nella room o se si verifichino episodi di hate speech. Gli utenti statunitensi, in particolare le donne e le persone di colore, hanno espresso preoccupazioni per la crescita di fenomeni di antisemitismo, misoginia, cyberbullismo, disinformazione sul Covid-19 e molestie, accompagnando la progressiva e inesorabile ascesa al mainstream.

Tipologie di utenti

La piattaforma ha le sue regole. Anzitutto, chi accede deve farlo con il proprio nome e verificare l’identità. In secondo luogo, l’iscrizione è possibile solo dopo aver compiuto 18 anni e non sono consentiti “abusi, bullismo e molestie nei confronti di nessuna persona o gruppo”. 

Gli utenti sulla piattaforma non sono tutti uguali. Nella stanza si può essere moderatori, speaker o ascoltatori: al primo spetta il compito di “curare” la conversazione, di invitare gli speaker e di dare o togliere loro parola, nonché di espellere utenti dalla stanza; gli speaker, come dice la parola stessa, sono coloro che parlano; infine, gli ascoltatori (listener) possono assistere e chiedere di intervenire.

Segnalazioni e conseguenze

Tutti possono segnalare violazioni e/o abusi. Benché violenza e incitamento all’odio siano vietati, le eventuali infrazioni devono necessariamente derivare da una chiara segnalazione. Nel caso in cui l’indagine interna dia esito positivo, la piattaforma, che prevede una serie di provvedimenti, opererà di conseguenza. Tra questi troviamo il semplice ammonimento, la temporanea sospensione, fino ad arrivare all’espulsione e alla segnalazione alle forze dell’ordine.

Lo sviluppo dell’applicazione

Clubhouse coniuga una serie di tendenze caratteristiche dei social network e – in generale – del mondo della comunicazione digitale: l’uso della voce, i contenuti effimeri, l’attenzione alla privacy. Presto o tardi si saprà se, una volta tornati ad assembrarci, le chiacchierate saranno senza app, ossia se torneranno a essere del tipo originario. Importante è valutare la possibilità che Clubhouse sopravviva, soprattutto dopo questo momento pregno di vicissitudini, in cui si è esortati a passare più tempo a casa, in sicurezza, rispetto ad altri luoghi. Del resto, le libertà, come tutti sappiamo, non sono ancora totali