Dopo domande su domande, è ora giunto il momento delle risposte. Risposte esaustive, trasparenti e credibili

Di: Andrea Panziera

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I lettori conoscono la mia posizione sui vaccini anti-Covid. Ritengo necessaria la loro somministrazione e condanno senza giustificazione alcuna chi si rifiuta di riceverla, mettendo a rischio con questa scelta la vita delle persone con cui viene a contatto. In forza della mia convinzione, da non esperto quale sono, ritengo di essere legittimato a chiedere chiarezza su alcuni temi. Questioni che immagino interessino le molte persone in attesa di sottoporsi al rituale collettivo della vaccinazione.

Non ho le competenze per soffermarmi sulle distinzioni tecniche dei differenti preparati; in proposito, sulle colonne di questo giornale la Dottoressa Diana Scatozza ha scritto articoli esaustivi e pienamente comprensibili anche per i “profani”. Di conseguenza, non entrerò nel terreno minato dei motivi per cui sono state stabilite linee guida, spesso disattese, per alcune categorie professionali rispetto ad altre, con l’indicazione in alcuni casi di uno specifico vaccino.

Le domande che io mi pongo sono differenti. Prendono spunto dalle notizie che giornalmente ci riportano i media, dalla valutazione degli Stati rispetto ai vari vaccini attualmente disponibili. Dalle prese di posizione in materia da parte di esperti non proprio concordi fra di loro, nonché dalle recenti decisioni delle Autorità di Controllo internazionali. Decisioni che, peraltro, a motivo di una inusitata rapidità, quasi al limite della sbrigatività, danno l’impressione di essere eterodirette e non frutto degli asseriti nuovi approfondimenti scientifici.

Alla ricerca di risposte credibili

In breve, ritengo che servano trasparenza e risposte credibili rispetto ai seguenti quesiti:

  1. Se raffrontiamo i dati del 1° trimestre 2021 rispetto agli anni precedenti nei Paesi in cui la campagna di immunizzazione presenta numeri significativi relativamente ai casi di trombosi, ictus, embolia e, più in generale, di problematiche collegate alla coagulazione, vi è stato un aumento percentuale? E, se sì, di quali dimensioni?
  2. Le persone già inoculate e colpite da questi eventi soffrivano di gravi patologie pregresse o no? E, in caso di risposta affermativa, quali sono stati i criteri di scelta adottati?
  3. Perché alcuni Stati hanno di fatto sospeso l’utilizzo di una tipologia di vaccini, spesso con motivazioni ad ogni evidenza poco convincenti, per non dire pretestuose, come l’obsolescenza dei dati disponibili?
  4. Sulla base di quali straordinarie scoperte o nuovi elementi/analisi Agenzie come l’EMA hanno sgombrato nel giro di pochissimi giorni il campo da dubbi e incertezze sulla possibile pericolosità di un vaccino, contraddette in questa decisione da altre analoghe Authority, come quella norvegese, ma non solo?
  5. La maggior parte degli esperti tende ad escludere la correlazione fra le morti di soggetti ancor giovani, da poco vaccinati, con la contestuale presenza di disturbi della coagulazione; siccome alcune di queste vittime erano uomini e donne sottoposti a controlli sanitari frequenti, come i militari, possiamo davvero escludere che, in casi seppur limitati e non ancora individuati, il vaccino funga da detonatore per patologie latenti, ma fino a quel momento silenti e, quindi, non diagnosticate?

Non abbiamo alternative

Ogni persona di buon senso si rende conto che le sorti dei sistemi economici di molti Stati dipendono dalla tempistica del processo di immunizzazione di massa. Si rende conto che la copertura pressoché totale deve quindi essere raggiunta nel più breve tempo possibile. E si rende conto che dubbi o incertezze veicolati senza riscontri o, peggio, intenzionalmente possono ritardare questo processo e provocare ripercussioni letali per interi settori produttivi.

In questi giorni, un mio carissimo amico ha usato un’espressione tranchant: “Non abbiamo alternative, costi quel che costi. Capisco le sue motivazioni e quelle dei tantissimi che la pensano come lui; allo stesso tempo, reputo altamente improbabile che emergano in futuro eventuali “leggerezze” – chiamiamole così – nelle analisi e nei controlli sugli effetti collaterali dei vaccini. Sarebbe una pacchia per gli studi legali, ma la catastrofe per qualche azienda farmaceutica. Nonché per qualche Governo poco avveduto e previdente. Ma proprio per questo non accadrà.

In attesa di risposte, che temo non arriveranno a breve, nonostante la loro “vitale” importanza, incrociamo le dita. E speriamo di non entrare a far parte del – per ora contenuto – plotone degli effetti collaterali e, ahimè, spesso irreversibili.