Simulare per capire il mondo: Primer, il canale di Justin Helps

Di: Chiara Tomasella

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“Vedere per credere” è un adagio ben noto: quando si tratta di ragionare su meccanismi complessi, su macroaree del sapere o su principi teorici difficilmente esperibili nell’arco di una vita umana, tuttavia, questa ricerca della tangibilità si rompe.

Chiediamoci, ora: è davvero del tutto impossibile andare incontro al San Tommaso presente in ciascuno di noi?

Con i suoi 1,14 milioni di utenti iscritti, per un totale di tre anni di permanenza su YouTube e 35,5 milioni di visualizzazioni totali, il progetto di Primer cerca di rispondere all’esigenza di concretezza di chi si approccia all’apprendimento guardandone l’aspetto pragmatico, puntando a rendersi conto degli effetti che ha sul mondo e sulla realtà qualcosa di astratto come un modello matematico, per fare un esempio.

Vediamo più da vicino cos’ha a che fare tutto ciò con delle simpatiche creature di plastilina digitale.

SISTEMI DI VOTO

Vi siete mai chiesti quanti sistemi di voto esistono al mondo o sono stati elaborati soltanto teoricamente, senza mai essere stati messi in pratica da un’entità statale storica? Quali sono i difetti in cui incorre ciascuno e quali le modalità per limitarli? Ebbene, forse è giunto il momento di riflettere su quanto effettivamente si possa ottimizzare un sistema di voto – in generale – e avere degli strumenti visivi per compiere una valutazione su pro e contro.

L’effetto spoiler

Immaginiamo uno scenario in cui il popolo – rappresentato dai piccoli “blob” colorati nella simulazione digitale – debba scegliere uno fra due candidati, in base ad un programma elettorale semplificato che preveda soltanto due assi decisionali, relativi, poniamo, alla salute pubblica e alle politiche migratorie. Uno dei due politici (che chiameremo Nr. 1) propone una società inclusiva e un servizio sanitario statale; l’altro, invece, è convinto sostenitore di un approccio protezionista e di una sanità prevalentemente privata (Nr. 2).

Il popolo, chiamato alle urne, deciderà l’elezione di Nr. 1, che governerà dunque il paese (dei blob, in questo caso).

Immaginiamo però che una parte di votanti si senta rappresentata da un candidato Nr. 3, che vorrebbe tanto correre alle successive elezioni portando una proposta di sanità pubblica simile a quella di Nr. 1, unita però ad una molto minore propensione all’apertura dei confini. Qualora i sostenitori di Nr. 1 decidano di dare il loro appoggio al Nr. 3, il risultato elettorale potrebbe cambiare: non a favore di questi due candidati, ma proprio a favore di Nr. 2, che andrebbe a vincere l’elezione.

Tale meccanismo è alla base della rinuncia di Sanders ad una corsa autonoma rispetto a Clinton, che avrebbe altrimenti potuto risentire della frammentazione del voto.

First past the post

Un sistema multipartitico in cui vince il partito che totalizza più voti rispetto agli altri: simple as that.

Nonostante l’apparente semplicità del meccanismo, la possibilità della frammentazione del voto rende tutto meno scontato: poniamo che Nr. 1 voglia incentivare l’istruzione pubblica, creare nuovi posti di lavoro e riformare l’approvvigionamento energetico in favore di un’economia più green. Poniamo che questi tre punti siano i più importanti del programma anche per il candidato Nr. 2, che ha però idee diverse sulla riforma della legge elettorale, sulle modalità con cui creare occupazione, sulla quantità di fondi da offrire all’istruzione rispetto al settore del turismo. Il candidato Nr. 3, invece, ha interessi completamente diversi dai suoi rivali: qualora la popolazione si dividesse in un 60% di individui favorevoli ai cambiamenti proposti dai primi due candidati e in un 40% che invece vorrebbe veder eletto Nr. 3, si potrebbe presentare una situazione in cui il 35% dei votanti supporta Nr. 1, il 25% Nr. 2 e il 40% Nr. 3, che si troverebbe a vincere a discapito del forte consenso verso i punti di programma precedentemente elencati.

Ovviamente, si tratta di proiezioni ipotetiche: potete comunque allenarvi a giocare con le percentuali, immaginando la vostra democrazia “custom” o, perché no, la democrazia italiana. A voi i conti!

Eliminazione diretta (instant runoff)

Si tratta di una sottocategoria del precedente metodo, che cerca tuttavia di eliminare il problema della frammentazione – che, a sua volta, può portare al “voto strategico”. Qualora un cittadino sia consapevole dell’avvento di un candidato con un programma da lui preferito rispetto a quelli già esistenti, ma dopotutto simile a quello di un partito già consolidato, con una certa maggioranza, si troverà di fronte ad una scelta: sostenerlo sperando che altri facciano lo stesso oppure sostenere il partito già consolidato, per non fargli perdere consenso a fronte di un terzo partito dalle idee completamente diverse dalle proprie.

Interrompiamo le trasmissioni per comunicare al pubblico che a) sì, sembra un pochino complicato, b) forse lo è veramente e c) in una certa misura, è giusto che lo sia.

Votare non è un gioco, è una responsabilità: lo è in misura ancor maggiore permettere ai cittadini di servirsi di una modalità di voto sensata.

Si introducono perciò le preferenze: in questo scenario, il cittadino immaginario di questa realtà tripartitica potrà votare il nuovo candidato, più vicino alla sua visione del mondo, e indicare sulla scheda che la propria preferenza, in caso non riesca a vincere il favorito, andrà al candidato del partito consolidato. Ciò può avvenire, in maniera non completamente dissimile, anche tramite uno spareggio tra i candidati in cima alla classifica.

Voto d’approvazione

Questo sarà l’ultimo punto, nonostante la teoria sulle metodologie di voto sia ben più ampia.

Immaginate una democrazia in cui si abbiano cinque partiti. Ciascun cittadino può esprimere più di una preferenza verso, ad esempio, tre partiti su cinque, perché tre su cinque vogliono abolire l’IVA sugli assorbenti femminili (mentre gli altri due no). Oppure verso due partiti su cinque, perché quei due hanno anche in programma di legalizzare l’eutanasia, benché abbiano proposte diverse su quando concederla e con che modalità.

Vincerà l’elezione il partito con il numero più alto di preferenze.

Un sistema per certi versi simile è il “voto a punteggio”, per cui al Partito 1 si darebbe un voto da 0 a 5 e così via per tutti i restanti partecipanti alle elezioni, creando una sorta di graduatoria fra i candidati. Chi ha il voto medio più alto, vince: una sorta di pagella della politica.

Vi invito a consultare come reference l’articolo https://ncase.me/ballot/ e ad esplorare altre delle simulazioni presenti sul canale di Primer: sono un ottimo spunto di approfondimento per una riflessione “visiva” sulla realtà, con la possibilità di avere direttamente davanti agli occhi le situazioni che si vengono a creare… Anche nel contesto di una pandemia.

Buona visione!