Tutti i corifei del più vieto concetto di affronto alla dignità nazionale si stanno sollevando in difesa del Nole racchettaro, che rischia di veder bruscamente conclusa la sua brillante carriera

Di: Andrea Panziera

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Verrebbe da dire: nazionalisti di tutto il mondo, unitevi! Tutti i corifei del più vieto concetto di affronto alla dignità nazionale si stanno sollevando in difesa del Nole racchettaro che rischia di veder bruscamente conclusa la sua brillante carriera.

In tutta evidenza la lunga querelle tra Novak Djokovic e le Autorità australiane sta assumendo sempre più i connotati di una telenovela, il cui esito finale peraltro dovrebbe finalmente palesarsi nelle prossime ore. Il padre del tennista non ha esitato, senza tema del ridicolo, a paragonarlo a Gesù Cristo, dove la crocifissione sarebbe il veto del Governo federale di Victoria, che ha per capitale Melbourne, a far disputare al figlio gli Open in programma fra alcuni giorni.

La mamma del suddetto non si è spinta a tanto, ma avvolta nella bandiera serba ha parlato di umiliazione per un intero popolo, privato delle gesta sportive del suo eroe. Il quale dal canto suo, nelle dichiarazioni/deposizioni rilasciate in questi giorni, non ha di certo dato prova della medesima maestria esibita in campo.

I suoi colleghi, chi più chi meno, hanno preso le distanze, ritengo non soltanto per un evidente interesse personale ma per la contraddittorietà e superficialità di certe sue affermazioni. A mio avviso, il problema non è soltanto quello della libertà di scelta, sulla quale penso ci sia poco da discutere: ognuno risponde in primo luogo alla propria coscienza, e se non ritiene di dover sottostare ad obblighi riguardanti la sua persona, ha sicuramente il diritto di rifiutarli, ovviamente accettandone tutte le possibili conseguenze.

Quindi, visto che di obbligo vaccinale stiamo parlando, se Djokovic non vuole sottoporsi alla inoculazione, è padronissimo di farlo ma il libero arbitrio ha un prezzo, il quale si sostanzia nel costo derivante dal mancato rispetto delle regole.

Non conta nulla il fatto che lui sia il n° 1 del ranking mondiale e che probabilmente sarebbe stato il vincitore del torneo di Melbourne; se fai consapevolmente e convintamente parte di un sistema, ne godi gli indubbi privilegi in termini di fama e quattrini, non puoi esimerti dal rispettarne le poche norme che valgono per tutti. Oltretutto con la non marginale aggravante di assumere posizioni ambigue, rilasciare interviste tutt’altro che cristalline, indulgere in un vittimismo che non fa onore e che in un personaggio onusto di un’infinità di privilegi risulta viepiù patetico.

A meno che…

A meno che il Nostro, sotto sotto, non voglia proprio dimostrare quanto forte sia la sua capacità di condizionare quel mondo che lo ha reso celebre. Una sorta di Marchese del Grillo sulla terra rossa: io sono Novak Djokovic, il più bravo al mondo, e tutti gli altri non sono un…

Non posso immaginare che lui, essendo tutt’altro che sprovveduto, potesse ignorare il sentiment di un Governo, e di un Paese, da poco uscito da un lockdown durato più di 200 giorni. Presentarsi lì dicendo tutto ed il suo contrario, parlando di positività al Covid mentre i media lo riprendevano sorridente in eventi pubblici, sbandierare una esenzione per fantomatici motivi medici, più che un insulto alla dignità nazionale o al diritto di scelta, mi pare un consapevole affronto all’intelligenza altrui.

Come dicono commentatori più autorevoli del sottoscritto, un campione ha anche delle responsabilità. Ma questa, signori, è un’altra storia.