Chiuse metà classi di nidi e materne veronesi, ma solo il 2% dei bambini risulta contagiato. Il Sisp non riesce più a gestire le quarantene scolastiche

Di: Samuela Piccoli

LEGGI ANCHE: Scuola materna a Settimo di Pescantina: finalmente riaprono i cancelli

Un messaggio che le famiglie non vorrebbero mai ricevere sulle chat di classe riguarda la positività di uno dei bambini/ragazzi o delle insegnanti. Eppure questo tipo di comunicazioni sono all’ordine del giorno e gettano nello sconforto più totale interi gruppi familiari che devono continuamente rivedere e riorganizzare la routine quotidiana. Alcuni genitori sono costretti rimanere a casa con i pargoli, mentre altri li affidano ai nonni dopo aver effettuato numerosi tamponi per essere certi di non contagiare quella fetta della popolazione notoriamente conosciuta come più fragile e da proteggere.

L’attuale meccanismo delle quarantene da Covid ha generato la chiusura di quasi il 50 per cento delle classi di nidi e scuole materne comunali, a fronte del 2 per cento di positività dei bambini. Infatti, nella fascia d’età da 0 a 6 anni basta solo un contagiato in classe per far scattare la chiusura poiché i bambini sono senza mascherina. Tutto ciò crea un incredibile effetto domino i cui effetti si ripercuotono sia sulle famiglie che sulle aziende.

L’esperienza di un nido della Valpolicella

Cr. ph. uppa.it

“Buongiorno mamme, brutta notizia…stamattina mi sono svegliata con qualche linea di febbre quindi per sicurezza sono andata a farmi un tampone in farmacia. Purtroppo è risultato positivo. Ora stiamo cercando di contattare il Sisp per avviare le procedure. Appena sapremo qualcosa vi comunicheremo cosa dovrete fare. Ovviamente non possiamo riaprire l’asilo. Mi dispiace tantissimo”.

I messaggi che sono seguiti riguardavano soprattutto le tempistiche della quarantena, il costo dei tamponi e dove farli. Nessun commento stizzoso o di rabbia: i genitori sono ormai rassegnati a dover alternare periodi al lavoro e intervalli altrettanto lunghi a casa dovuti soprattutto alle quarantene per contatto diretto con un positivo a scuola. La comunicazione della maestra è arrivata sulla chat di classe sabato 15 gennaio; da quel giorno stesso è scattato l’isolamento per i 12 bimbi del nido, che per motivi di riservatezza non nomineremo.

Ho chiamato le maestre e mi sono fatta raccontare ciò che è avvenuto successivamente al risultato del tampone positivo. Morena (nome di fantasia) mi ha spiegato che al momento non si contatta più il Sisp (Servizio Igiene Sanità Pubblica) telefonicamente; bisogna compilare un modulo Excel specificando il nome dell’asilo, del referente Covid e dei bambini indicando codice fiscale e numeri di telefono dei genitori. Dopo aver inviato tutti i dati, il Sisp dovrebbe contattare telefonicamente la scuola per dare indicazioni su come comportarsi.

Nel caso del suddetto nido le informazioni sono state ricevute tramite e-mail solo il venerdì successivo, quindi una settimana dopo rispetto alla richiesta della scuola. Il Sisp si è fatto sentire lunedì 24, non tanto per sapere come fossero andate le cose o quanti bambini fossero risultati positivi, bensì per rimproverare la referente Covid per aver inviato il modulo Excel in duplice copia. Le insegnanti si ritengono già soddisfatte di essere state contattate con una settimana di ritardo, quando alcune scuole nella zona della Valpolicella rientrano dopo la quarantena senza aver ricevuto alcuna disposizione. Su 12 bambini frequentanti il nido di cui abbiamo parlato, solo due sono risultati positivi, mentre gli altri sono rientrati a scuola.

 Fino al mese scorso…

Fino al mese scorso il Sisp telefonava alle scuole per sapere chi fosse positivo, chi avesse avuto contatti e si informava personalmente anche con i genitori. Adesso nel delirio più totale si fa sentire mediamente dopo una settimana. Le maestre lamentano il fatto che ormai affrontare le quarantene è diventata un’autogestione; le scuole non sanno come comportarsi e non sanno dare informazioni precise.

Finalmente nuove disposizioni

Il sistema non regge più. Omicron ha dato il colpo di grazia al Sisp con cui l’Ulss 9 gestisce il tracciamento e le quarantene di migliaia di veronesi. Pietro Girardi, direttore della scaligera, sostiene che la gente ha ragione a lamentarsi perché il Sisp al momento è in difficoltà e non riesce più a gestire agilmente le innumerevoli richieste.

Finalmente nuove disposizioni: da Lunedì il test di fine quarantena si può effettuare in farmacia o nei laboratori privati e non solo nei punti tampone Ulss 9. Questo eviterà ai bambini lunghe ore di coda al freddo e agli stremati genitori grandi nervosismi e mal di stomaco.

Fabio ci racconta che non è stato in grado di uscire dall’isolamento post malattia, nonostante avesse finito i giorni richiesti, perché non è riuscito a prenotare il tampone molecolare in nessuno dei centri previsti. Ha dovuto così attendere un’ulteriore settimana prima di trovare un orario disponibile. Un’altra leggenda narra che un bambino dopo essere stato in isolamento per 10 giorni a causa della positività di un suo compagno, sia potuto rientrare alla scuola materna per soli due giorni poiché è stato scoperto un altro caso positivo nella sua classe.

Gestire la vita in questo modo sta diventando impossibile. Si può pensare di chiudere in casa per 10 lunghi giorni bambini che si infettano solo per il 2 per cento dei casi? Ormai non si tratta più di una battaglia contro il Covid bensì di una lotta tra la burocrazia elefantiaca e i cittadini. E in tutto ciò la pandemia sta alla finestra e aspetta di vedere chi vincerà.